Le apnee ostruttive del sonno costituiscono una patologia comune in età pediatrica caratterizzata, come dice il nome, da un’ostruzione delle vie aeree superiori che avviene durante il sonno.
Le apnee ostruttive determinano una condizione contraddistinta da episodi ripetuti di apnea o ipopnea (ossia, rispettivamente, completa o parziale cessazione del flusso d’aria attraverso le vie aeree superiori). Se non trattata, questa patologia può portare a conseguenze diverse: dalla scarsa resa scolastica e sonnolenza diurna, a problemi comportamentali fino all’aumentato rischio di altre patologie come otiti o malattie cardiovascolari. Uno dei principali fattori di rischio è l’ipertrofia delle tonsille o delle adenoidi, che determina una riduzione del calibro delle vie aeree rendendo più difficile il passaggio dell’aria.
Generalmente, infatti, la terapia prevede un intervento chirurgico per la rimozione di questi organi. Nonostante sia dimostrato che l’adenotonsillectomia abbia una buona efficacia nel miglioramento della respirazione, della qualità di vita e del comportamento del bambino, il suo effetto sui bimbi molto piccoli (fra i 2 e i 4 anni di età) non è ancora del tutto dimostrato. Quest’aspetto non è trascurabile, essenzialmente per due motivi: il primo è che l’adenotonsillectomia è uno dei più comuni interventi eseguiti in età pediatrica e il secondo è che c’è un’alta prevalenza di apnee ostruttive del sonno proprio nei piccoli minori di cinque anni. Oltretutto ci sono studi che sostengono che l’intervento non sia sempre di prima scelta nei bimbi sani (senza altre patologie) e con un grado lieve di apnea. In questi casi, infatti, è dimostrato che talvolta si raggiungano risultati migliori senza ricorrere alla chirurgia.
Intervento chirurgico o vigile attesa?
Sulla rivista scientifica JAMA Otolaryngology – Head & Neck Surgery è stato pubblicato uno studio che ha l’obiettivo di rispondere a questa domanda: l’adenotonsillectomia è più efficace della vigile attesa in bambini di età compresa fra i 2 e i 4 anni che non presentano altre patologie se non l’apnea ostruttiva del sonno di grado lieve o moderato? Sono stati arruolati sessanta bimbi, metà dei quali sottoposti a intervento chirurgico. In questo studio la differenza in termini del cosiddetto “indice di apnea – ipopnea” (ossia il numero di apnee o ipopnee in un’ora, un punteggio di gravità per la classificazione della patologia) è minima fra i due gruppi, e quella poca discordanza va in favore dell’intervento. Però, se si tengono in considerazione solo le forme moderate (lasciando da parte quelle lievi), allora la differenza in questo indice diventa più significativa, e la scelta migliore sembra essere proprio la chirurgia. Inoltre il miglioramento della qualità della vita è nettamente migliorato nel gruppo sottoposto a adenotonsillectomia.
Cosa si può concludere?
Questo studio, in conclusione, evidenzia che c’è solo una piccola differenza fra l’adenotonsillectomia e la vigile attesa nei bambini fra i 2 e i 4 anni con un’apnea ostruttiva del sonno da lieve a moderata per il resto sani e non affetti da obesità. Nonostante ciò, però, il guadagno in termini di qualità di vita dopo l’intervento chirurgico è maggiore. Nonostante i risultati debbano essere confermati da ulteriori studi eseguiti su campioni di bambini più grandi, grazie a questo lavoro possiamo dire che per le forme di apnea lievi si può provare a non prendere in considerazione l’intervento ma solo un monitoraggio vigile e attento della situazione clinica. Per le forme moderate, invece, l’adenotonsillectomia ha più vantaggi e un’efficacia maggiore; avvalendosi della consulenza di pediatri e otorinolaringoiatri per valutare l’eventuale indicazione all’intervento è necessario, quindi, prenderla in considerazione per trattare correttamente un disturbo che può favorire conseguenze anche pericolose.
Fonti:
https://jamanetwork.com/journals/jamaotolaryngology/article-abstract/2766471
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2484_allegato.pdf