Il terremoto ci mette infatti di fronte alle nostre paure più profonde, ci destabilizza e insieme alla terra vacilla anche la nostra identità psico-fisica, la nostra stabilità.
La terra simbolicamente è vista come madre e viene associata a sicurezza e stabilità, e rappresenta una delle poche certezze per l’uomo. Quando trema, quando tutto crolla, viene minata anche la fiducia, il senso di protezione e la terra si trasforma in un nemico da temere, che attenta alla nostra sopravvivenza provocando paure ed emozioni profondissime: paura della morte, paura di perdere il controllo della propria vita che provoca un senso di impotenza e di allerta continua.
Il terremoto, infatti, distrugge tutte le nostre certezze e risveglia addirittura, a livello inconscio, traumi della nascita legati al parto che, di fatto, è un passaggio da un mondo protetto (nel ventre materno) a un mondo esterno sconosciuto e incerto. Ma come si esprimono queste paure?
L’esposizione a un episodio inaspettato e catastrofico come il terremoto è un vero e proprio trauma che può portare come sintomi:
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disturbi d’ansia
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vertigini
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disturbi neurovegetativi
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disturbi del comportamento
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disturbi dell’alimentazione
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insonnia
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depressione.
In genere, questi sintomi si risolvono da soli nell’arco di un mese.
Se invece persistono, si può arrivare ad un disturbo vero e proprio denominato Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS) riconoscibile dalle tre principali caratteristiche: intrusione, evitamento, hyperarousal.
● Intrusione
Pensiero intrusivo: la mente rimugina continuamente su quanto accaduto, lo rivive attraverso flashback, senza riuscire a venirne fuori.
● Evitamento
La persona inizia ad evitare luoghi, parole, immagini e conversazioni che ricordano il fatto per cercare una tranquillità emotiva fino ad arrivare ad un isolamento fisico, emotivo e sociale e sviluppando una sorta di anestesia emotiva per cui perde l’interesse anche per quelle attività una volta ritenute piacevoli.
● Hyperarousal
I sintomi non sono più passeggeri e isolati ma si trasformano in una sindrome, cioè un insieme di disturbi psicologici e comportamentali: insonnia, improvvisi risvegli, incubi, allucinazioni (si vedono gli oggetti muoversi anche quando sono fermi), angoscia, senso di allarme continuo, irritabilità e aggressività. Inoltre non si riesce più a rientrare a casa o si continua a dormire sul divano semivestiti anche molto tempo dopo il fatto, creando a catena disagi in ambito sociale e lavorativo.
Tuttavia, è possibile aiutarsi adottando qualche accorgimento.
Come agire contro gli effetti psicologici del terremoto?
1. Rimedi e comportamenti “auto aiuto”
Come abbiamo visto, chi sopravvive ad un sisma, attraversa lui stesso un terremoto emotivo, fisico e psicologico che causa disagi e sofferenze molto difficili da sopportare.
Cosa fare, quindi, per alleviare questa costante tensione? Vediamo insieme alcuni consigli utili per combattere gli effetti psicologici del terremoto:
● Aiutarsi con i fiori di Bach (Pronto soccorso o Rescue Remedy, 4 gocce sotto la lingua nei momenti più difficili)
● Condividere con gli altri le proprie esperienze e paure è utile soprattutto all’inizio, tenendo sempre presente che lo scopo è quello di rassicurarsi reciprocamente o scambiarsi informazioni utili a gestire e rielaborare razionalmente il trauma. Tuttavia, dobbiamo considerare anche il fatto che la condivisione può trasformarsi in un contagio sociale dell’ansia, per cui le persone alimentano continuamente le angosce dell’altro caricandolo delle proprie paure. Un effetto che oggi è reso ancora più devastante dalla diffusione, sui social network, di notizie e informazioni più o meno attendibili. Il consiglio, quindi, è quello di fare attenzione, verificando l’attendibilità delle fonti e, in generale, evitando una sovraesposizione alle notizie di questo genere.
● Distrarsi attraverso attività fisica e manuale
● Non rimanere soli, soprattutto durante le ore notturne
● Evitare di tenere accesa la televisione durante i pasti perché insieme al cibo si introiettano e digeriscono anche le immagini e le emozioni stressanti
● Prepararsi alla notte con una lettura non impegnativa, l’ascolto di musica rilassante o esercizi di rilassamento.
Se nonostante questi accorgimenti i sintomi persistono e si prolungano nel tempo, è meglio intervenire con tecniche speciali e rivolgersi ad un professionista.
Come purtroppo sta avvenendo in questi giorni in Albania, le scosse d’assestamento spesso continuano a lungo, per cui le persone, sottoposte ad un continuo stato di allerta, non riescono a tranquillizzarsi. Le nuove scosse possono essere quindi considerate vere e proprie recidive che ripropongono in continuazione gli effetti psicologici post-traumatici. Ecco quindi che i sintomi si cronicizzano, diventando patologici. In questi casi bisogna intervenire in modo mirato sia con tecniche psicoenergetiche che con la psicoterapia.
Scopriamo insieme di cosa si tratta:
● Tecniche di respirazione centrata sul presente
Si tratta di tecniche che si possono sperimentare, ad esempio, attraverso lo yoga, il training autogeno, la mindfulness, in tutti i momenti di stress o ansia (compresi gli attacchi di panico). Aiutano a ritrovare un contatto intimo col proprio corpo, lasciando scorrere via i pensieri e ci permettono di rilassarci.
● Tecnica E.F.T. (tecnica di auto aiuto)
L’Emotional Freeedom Technique è una tecnica di rilascio emozionale che tutti possono sperimentare da soli (ma può essere anche guidata). Si basa su “picchiettamenti” in precise parti del corpo, che coincidono con i meridiani cinesi e che permettono di rilasciare in pochi minuti le emozioni più forti. Per imparare esistono brevi corsi oppure video su internet.
3. Psicoterapia
Per chi invece ha bisogno di rivolgersi alla psicoterapia, quella più efficace risulta essere l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing). Nata nel 1989, consiste nella desensibilizzazione e rielaborazione delle paure attraverso i movimenti oculari ed è utilizzata per diverse psicopatologie e in seguito ad eventi drammatici. Si tratta di un trattamento psicoterapico, per cui può essere effettuato solo da un professionista.
Per casi particolarmente gravi si può ricorrere infine ai rimedi farmacologici, come gli antidepressivi utilizzati anche per gli stati d’ansia e i disturbi dell’umore, seguendo sempre le indicazioni di un medico-psichiatra.